YURI RODEKIN

"Riguardando con occhi già estranei i quadri che porto per la mostra, ho notato che ora mi piacciono di più le opere che non parlano, non gridano, ma trattengono il silenzio. C’è una quieta tensionedentro, che non promette ma nasconde il segreto più importante. Ma è lo spettatore stesso che deve fabbricare la chiave. Non esistono in commercio le chiavi passe-par-tout.
Il finale è un enigma, nello sforzo di far apparire ciò che esiste “non-qui e ora” nel nostro mondo “qui e ora”. Sento che ogni quadro è il tentativo di tradurre una luce, una forma, un soffio di vento - che esistono in una dimensione propria, che non è quella abituale nostra – nello spazio limitato della tela, con i pigmenti della terra. È un desiderio simile a quello degli alchemici.

Essere artista significa aiutare (me stesso? forse altri?) a indovinare una bellezza, un segreto, che restano invisibili e intraducibili fino al momento del mio tentativo, espresso con la lingua che conosco.
È facile realizzare dei quadri capaci di impressionare. È quasi impossibile, invece, che la tela coperta di colori traspiri, oltre all’olio di lino, anche un soffio leggero del quieto misteroLa Natura lo fa facilmente, l’Arte no. Ma in questo tentativo sta la sua nobiltà, e la sua grandezza."