LUCIO FONTANA

Lucio Fontana e la famiglia Borsani

Quando nel 1947 Lucio Fontana rientrò dall’Argentina, iniziò a riallacciare i rapporti con gli artisti italiani del tempo. L’architetto Osvaldo Borsani conosceva bene quel mondo, in quanto negli anni del liceo aveva studiato all’accademia di Brera, diventando amico intimo di molti pittori e scultori tra i quali Fontana stesso, Spilimbergo, Melotti, Pomodoro, Tallone, Giandante.

Grazie ad amicizie comuni Lucio Fontana e Osvaldo ripresero a frequentarsi: in quel periodo Casa Borsani, la villa di Varedo (MB) appena ultimata dai gemelli Osvaldo e Fulgenzio per il padre Gaetano, assieme alla casa milanese di Osvaldo di via Montenapoleone, ospitava un tipico salotto culturale secondo la moda ereditata dal Settecento, in cui si riunivano intellettuali, artisti ed architetti per confrontarsi e disquisire sul ‘saper fare’ italiano del primo dopoguerra.

Gli artisti a quel tempo erano spesso in gravi difficoltà economiche, a causa della guerra e della scarsa richiesta di opere d’arte. Dal movimento dei salotti culturali, ad Osvaldo venne l’idea di coinvolgere gli amici artisti nel decoro delle case - danneggiate o distrutte negli anni della guerra - della borghesia milanese, che spiccava tra i principali clienti della società paterna ABV (Arredamenti Borsani Varedo). Grazie a questa idea geniale nacquero le collaborazioni di ABV con gli artisti, tra i quali figurava in primo luogo proprio Lucio Fontana. Fra i primi lavori che gli furono affidati ci fu la realizzazione di alcuni decori per villa Borsani in Brianza, tra i quali si possono annoverare la serie di 32 fioriere a muro in ceramica smaltata che adornavano la recinzione esterna della villa, e numerose altre opere che sono state aggiunte negli anni, fra le quali ‘Cavallo e cavaliere’.

Il rapporto tra i Borsani e Fontana divenne sempre più stretto fino a diventare una vera e propria amicizia che darà luogo alla realizzazione di collaborazioni molto importanti, come maniglie, fregi, tavolini, consolle, fino a sfociare nelle tre cappe per camino in ceramica smaltata (tra le quali la cappa di villa Borsani del 1948/1949 e la cappa attualmente esposta alla fondazione Prada).

Venne poi il tempo di numerosi soffitti e controsoffitti decorati, tra i quali il più famoso è quello realizzato per la sala da pranzo dell’hotel del Golfo a Procchio (Elba) - interamente progettato da Osvaldo Borsani e decorato da Fontana - che attualmente adorna la sala all’ultimo piano del Museo del ‘900 in piazza del Duomo a Milano.

L’amicizia negli anni divenne sempre più stretta, tanto che Lucio Fontana realizzò opere da offrire in regalo per particolari occasioni della famiglia, come ad esempio il busto di Alba Borsani (moglie di Osvaldo) e le teste in ceramica smaltata donate per la nascita delle sue figlie (Valeria e Donatella); dopo la nascita avvenuta nel 1953 del primogenito di Fulgenzio Borsani (gemello di Osvaldo), nel 1956 realizzò una testa per Paolo all’età di circa 3 anni, qui esposta.

La collaborazione di Fontana con i Borsani continuò per tutta la durata della sua vita, anche se diventarono rari i suoi interventi dopo gli anni ‘60, in quanto l’artista maturò sempre più il ‘concetto spaziale’ che sfocerà nei famosi tagli che prenderanno definitivamente il posto delle ceramiche smaltate, le quali erano più adatte ad essere integrate negli arredi di Osvaldo e nelle sue opere architettoniche. Osvaldo inoltre, nel 1953, assieme al gemello Fulgenzio fondò Tecno SPA, con la quale si dedicò principalmente al design ed alla produzione di arredo per ufficio.

Federico Borsani